SUPERBONUS 110% E CASE GREEN
In Commissione Ambiente abbiamo incardinato tra le risoluzioni quella del MoVimento 5 Stelle a mia prima firma sull’evoluzione della normativa europea in materia di #casegreen.
Ad oggi, il Consiglio europeo ha proposto alcune modifiche alla direttiva, escludendo il ricorso a forme sanzionatorie per gli Stati che non raggiungono gli obiettivi fissati ma anzi lasciando a questi ultimi la libertà di individuare gli strumenti migliori per stimolare ed accelerare le ristrutturazioni degli edifici e non delineando come e con quali strumenti si dovranno raggiungere i nuovi e sfidanti obiettivi.
Il nostro Paese rispetto ad altri Stati membri è partito in anticipo nella riqualificazione energetica e antisismica del proprio parco immobiliare, grazie all’aliquota al 110 per cento del #Superbonus, peraltro misura elogiata dalla Commissione europea e pubblicata nell’ambito dell’European Construction Sector Observatory nel Poliy fact sheet dedicato all’Italia
É innegabile come i bonus relativi all’edilizia, ed in particolare la misura del Superbonus 110 per cento, abbiano svolto un ruolo decisivo nel rilancio del comparto. Negli ultimi due anni, il settore delle costruzioni ha trainato il Pil e l’occupazione. Secondo i dati riportati dall’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), più di un terzo dell’aumento del Pil del 2022 è legato alla crescita del settore, che ha creato 230.000 posti di lavoro in due anni.
Nell’ultimo rapporto di ricerca sugli incentivi per una politica industriale di lungo periodo, il Censis dimostra chiaramente i benefìci apportati sia in termini di entrate per lo Stato che in termini di crescita dell’occupazione. Il Censis stima che, a fronte di 55 miliardi di euro di investimenti sul patrimonio edilizio, tra agosto 2020 e ottobre 2022, siano stati 79,9 i miliardi di produzione diretta nella filiera delle costruzioni, cui si sommano 36 miliardi di euro di produzione attivata in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto, per un totale di almeno 115 miliardi di euro.
Anche in termini fiscali, non può essere ignorato il contributo portato dagli effetti moltiplicativi del Superbonus sul relativo gettito fiscale. Non da ultimo gli effettivi benefìci in termini di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale.
In base ai dati disponibili, il Censis stima che la spesa di 55 miliardi di euro abbia generato un risparmio di 11.700 GWh/anno, che corrispondono a 1,1 miliardi di metri cubi di gas, pari al 40 per cento del risparmio energetico che il Piano emergenziale di riduzione dei consumi del settore domestico si prefigge di realizzare nell’autunno-inverno 2022-2023, mentre la riduzione delle emissioni di CO2 dovuta agli interventi con il Superbonus è stimabile in 1,4 milioni di tonnellate di mancate emissioni; al riguardo vanno evidenziati gli effetti positivi della misura anche in termini di mobilità sostenibile grazie alla possibilità di installare, come intervento trainato, le colonnine di ricarica di veicoli elettrici che configura un incentivo alla sostituzione dei mezzi di trasporto più inquinanti.
Il Superbonus risponde ad un obiettivo strategico, quale quello della transizione ecologica ed energetica, che per sua natura ha una dimensione di lungo periodo e deve necessariamente tendere ad un rinnovato approccio nella politica industriale del Paese. È dunque decisamente poco lungimirante pensare di rimodulare tale strumento sulla base di considerazioni meramente contabili, senza una visione di ampio respiro che tenga conto dell’impatto prodotto sulla spesa pubblica in termini di risorse economiche attivate, di occupazione aggiuntiva, di risparmio energetico assicurato e di gettito fiscale prodotto.
L’ talia vanta una consolidata tradizione industriale in molti settori strettamente correlati all’efficienza energetica (caldaie, motori, inverter, smart grid, edilizia). Le imprese che si occupano di impianti e prodotti attinenti agli interventi di efficientamento energetico sono cresciute sensibilmente negli ultimi anni
✔️Affrontare il problema dell’inefficienza del patrimonio edilizio dell’Ue può essere pertanto un ulteriore stimolo positivo alla crescita: per ogni milione di euro investito nella ristrutturazione energetica degli edifici, vengono creati in media 18 posti di lavoro locali e a lungo termine. Recenti modelli economici dimostrano inoltre che il rinnovamento del parco edilizio europeo con misure di efficienza energetica come l’isolamento termico e/o l’elettrificazione della fornitura di riscaldamento con pompe di calore contribuirà a creare 1,2 milioni di posti di lavoro netti in più e un aumento del PIL dell’1 per cento entro il 2050.
Noi non molliamo, sempre da parte dell’ambiente!
Qui la risoluzione:
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=7/00035&ramo=CAMERA&leg=19