Contrarietà al Decreto Cutro
In Commissione Ambiente come Capogruppo ho motivato il parere contrario al #DlCutro .
Lo abbiamo fatto per prima cosa in base ad una valutazione politica complessiva rispetto ad un tema che è stato indubbiamente quello sul quale si è assistito alla più feroce battaglia di chi negli anni scorsi sedeva sui banchi dell’opposizione e ha strumentalizzato e banalizzato questioni non semplici e che riguardano – in primo luogo – i diritti umani. Invece si è preferito cercare un facile consenso parlando di blocchi navali, controllo delle frontiere, rimpatri forzati. Soluzioni che venivano presentate come risolutive, salvo poi scoprire che o erano irrealizzabili o che non avrebbero comunque risolto davvero il problema. Gli sbarchi così sono quadruplicati e la “linea dura” si è rivelata per quello che era: pura propaganda sulla pelle di persone disperate, come ci ha insegnato la triste vicenda di Cutro.
La nostra valutazione è comunque negativa anche per quanto riguarda gli aspetti di stretta competenza della commissione ambiente. In particolare esprimiamo qualche perplessità in merito alle disposizioni in materia di fornitura di beni e servizi relativi alla gestione e al funzionamento dei centri per migranti di cui all’articolo 3 del provvedimento, il quale prevede che il prefetto – in caso di grave inadempimento degli obblighi previsti dal capitolato di gara nonché di nocumento derivante dalla cessazione dell’esecuzione del contratto – possa nominare uno o più commissari, per la straordinaria e temporanea gestione dell’impresa limitatamente all’esecuzione del contratto di appalto. Il prefetto potrà altresì avviare le procedure per l’affidamento diretto di un nuovo appalto per la gestione del centro, con una procedura semplificata e senza previa pubblicazione del bando. Il nostro timore è che a furia di semplificare si rischi di indebolire in modo definitivo un quadro normativo creato con l’obiettivo di garantire trasparenza e correttezza nella gestione della cosa pubblica.
Dello stesso tenore – e fonte delle medesime preoccupazioni – è l’articolo 10 del provvedimento, che introduce – novellando l’articolo 19 del decreto-legge 13/2017 – la facoltà, per la realizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR), di derogare, fino al 31 dicembre 2025, alle disposizioni di legge, fatta eccezione di quelle penali, antimafia e dell’Unione europea. A nostro avviso sarebbe stato opportuno, anzi necessario, inserire le norme in materia ambientale e di tutela dei beni culturali tra quelle “non derogabili”, anche in considerazione del fatto che un’eventuale deroga a queste disposizioni non sarebbe a tempo (la deroga è ammessa soltanto fino alla fine del 2025) perché eventuali danni ambientali e paesaggistici sarebbero permanenti e irreversibili.
Non abbasseremo mai la guardia