Decreto-legge Ponte sullo Stretto
A prescindere dai rilievi e dalle opinioni sull’opera ponte sullo Stretto in sé, riteniamo che il governo e la maggioranza siano partiti decisamente con il piede sbagliato nell’affrontare l’iter del decreto. Tutti gli emendamenti presentati allo stato attuale sono stati respinti al mittente, tra cui il nostro che prevedeva un coinvolgimento fattivo dei comuni di Messina e Villa San Giovanni nella società “Stretto di Messina Spa”. Riteniamo che a questi comuni vada data la possibilità di avere interlocuzioni più costanti e trasparenti con il governo per poter programmare e approntare i rispettivi piani urbanistici e di sviluppo territoriale e ambientale, al di là che il Progetto del Ponte venga portato avanti o meno. Come al solito, quando c’è da “stringere” su un dossier dal governo vediamo tanta demagogia e zero serietà. Un’opera del genere, ammesso che sia davvero ciò che davvero serve a questi territori, non è un giochino, ma a leggere il provvedimento del governo sembra che per Salvini lo sia.
Continuano a bocciarci tutti gli emendamenti di buon senso. Sulla reale utilità dell’opera manca un’analisi completa e dettagliata. Con il governo Conte finanziammo il potenziamento dell’attraversamento dinamico, che prevede un ulteriore rafforzamento anche nel contratto di programma dei prossimi anni di RFI. Le stime su quali sarebbero i risparmi di tempo nell’attraversamento, tanto per i treni quanto per le auto, sono del tutto approssimativi. Il rischio di spendere una barca di soldi per guadagnare solo poche decine di minuti è alto. Anche sull’utilità “economica” dell’opera ci sono troppi dubbi, visto che le merci da e per la Sicilia continueranno a viaggiare perlopiù via mare, per ovvie ragioni di volumi. C’è poi la questione del gigantismo navale, sempre più dilagante: ad oggi non sappiamo se tutte le imbarcazioni saranno in grado di passare al di sotto del ponte. E visto che lo stretto fra una decina d’anni sarà attraversato da navi sempre più grandi, il rischio che quei 65 metri non bastino e che molte grandi imbarcazioni debbano cambiare rotta, magari scegliendo scali portuali di altri paesi, c’è.
Il ponte, ammesso che il progetto sia realizzabile, prevede tempi indefiniti. Non si capisce dunque la necessità di un decreto legge, visto che non si capta l’urgenza legata a un progetto sulla cui fattibilità pendono ancora così tante incognite.
📣Apriamo il capitolo costi: per Salvini costerà 10/15 miliardi. Ma sembra una cifra buttata lì, a spanne. Soprattutto, il ministro e i suoi sodali di governo si sono guardati dal bene dal dirci quale sarà il percorso del suo finanziamento.
Senza dimenticare che un ulteriore massiccio investimento per il potenziamento dell’attraversamento dinamico costerebbe circa duecento volte meno della stima generale del costo del Ponte.