Categorie: AmbientePublished On: 12 Dicembre, 2018tag =

Fiume Sacco, una risorsa dalla quale ripartire

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Dicembre 12, 2018

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“Le indagini sono lunghe perché il fenomeno è abbastanza complesso non è riconducibile ad un solo sversamento, ma è un sistema, un meccanismo, che va analizzato a fondo e va valutato soprattutto anche da un punto di vista delle implicazioni giudiziarie, che possono portare questi atteggiamenti.”

Queste le parole del Comandante provinciale della sezione carabinieri forestali proprio ieri, durante una conferenza stampa indetta per fare il punto sulle indagini in corso per disastro ambientale nel fiume Sacco, parole che danno conforto alla popolazione che ha ottenuto da subito la presenza sul campo del Ministero dell’ambiente e delle forze dell’ordine.
Qualche mese fa in tempi non sospetti avevo depositato un esposto vertente proprio sulla questione inquinamento del Sacco, e dopo aver incontrato il procuratore di Frosinone, mi sono recata ad un incontro con i carabinieri forestali proprio per fare il punto sulla situazione. Nella discussione ampia e lunga proprio sulle tematiche dei controlli ed il rischio di peggioramenti degli indici di controllo e valutazione delle acque del fiume, tutti avevamo espresso la necessità di trovare nuove soluzioni per la salvaguardia fluviale.

Tanti gli spunti che vogliamo portare nel dibattito, se da una parte sarà necessario aumentare i controlli effettuati che dovranno intensificarsi attraverso nuovi mezzi innovativi come controllo con droni, fototrappole e video sorveglianza nei punti più critici, gli uomini delle forze dell’ordine chiedono una semplificazione burocratica in quanto la loro azione qualora incappasse in un illecito amministrativo e non penale sarebbe caducata.  Infatti molte delle competenze sui controlli al rilascio delle autorizzazioni alle aziende e molti dei controlli sono affidati ad altri enti od organismi statali, motivo per il quale spesso si perde molto tempo nelle indagini.

Lavorerò con tutta me stessa e nelle mie competenze affinché si possa raggiungere, per questa tipologia di problemi, un vero e proprio nuovo protocollo operativo, più semplice, che garantisca l’unione e la cooperazione immediata tra tutti gli enti preposti al fine di controllare e sanzionare, se necessario, gli autori dei misfatti ambientali.

Il lavoro come Capogruppo della Commissione parlamentare Ambiente continua con tutti i nostri colleghi Portavoce del Movimento 5 Stelle per rendere il Paese, anche in questi fenomeni, più rapido e presente nei controlli e nelle contromisure da realizzare.

Per questo stiamo lavorando a fianco al Ministero dell’Ambiente ogni giorno per migliorare i presupposti di  ogni attività riguardante il fiume.

Il fiume Sacco è una risorsa di queste nostre terre e lo è stata ancora più nel passato prima ancora dell’industrializzazione, le canalizzazioni realizzate nei tempi antichi e moderni (senza che servisse alcuna autorizzazione) per irrigare tutti i territori rivieraschi, dai nostri avi, oggi risultano un ulteriore incognita, in quanto non essendo nemmeno registrati i percorsi che questi canali solcano molto spesso fanno da conduttori occulti dell’inquinamento, scorrono anche sotto il suolo e riaffiorano in punti non conosciuti o riconoscibili.

I sistemi e le condutture moderne in parte sono dotate di controlli interni, in gran parte ancora no, non c’è dubbio che politicamente stiamo pagando un gap tecnologico sugli impianti in ammodernamento, frutto della poca attenzione degli addetti nel passato, restano sul campo ad esempio i milioni spesi per la costruzione di nuovi impianti depurativi, come quello di Anagni, dove ancora non si è riusciti a far partire l’impianto depurativo industriale che dopo quello costruito a  Ceccano avrebbe potuto scongiurare altri danni all’ecosistema.

Ma la programmazione politica degli ultimi anni  sembra dimenticare quanto lo Stato ha voluto per la nostra terra, infatti  ad esempio, dopo almeno 10 anni di spese effettuate, abbiamo visto nascere e crescere il depuratore industriale di Anagni, incluso nei piani regionali per dotare il comparto industriale di un impianto reflui a difesa dell’ecosistema inquinato,  ampliarsi e ammodernarsi con milioni e milioni di euro spesi, per poi essere abbandonato e subire furti ingenti che oggi necessitano ulteriori spese molto dispendiose per le casse statali. Questa storia del depuratore di Anagni è tutta italiana e narra una certezza che non può essere dimenticata: quanti si sono alternati alla guida del comparto di sviluppo industriale ASI nella nostra provincia non sono stati in grado, dopo anni e finanziamenti ricevuti, di risolvere un nodo fondamentale per il nostro sviluppo e solo per questo dovrebbero riconoscere i propri sbagli. Non posso quindi giustificare in alcun modo coloro i quali hanno amministrato il territorio del Sacco, oggi vengano promossi o dipinti come vittime della situazione in cui verte un intero territorio rivierasco, gli stessi che hanno avuto la possibilità di fare il meglio per il Sacco in questi anni non l’hanno fatto assolutamente.

Siamo giunti ad un punto di svolta, in quanto ora il governo del cambiamento non è ancorato ad alcun  sistema clientelare, quindi tutti gli stanziamenti approntati dallo stato per la questione del Sacco verranno accuratamente posti sotto una lente di ingrandimento, non verranno ammesse distrazioni da parte di tutti gli attori su tutte le questioni che saranno oggetto di finanziamento, ne saranno tollerate dai cittadini ulteriori responsabilità nei ritardi dei lavori già finanziati, per capirci il sistema che ha prodotto questo disastro dovrà cessare, la meritocrazia  sarà l’unico valore ribadito nella gestione dei nostri territori.

Abbiamo bisogno di vedere affidate le nostre speranze di sviluppo a persone nuove, secondo i criteri di scelta trasparenti e meritocratici, non possiamo tollerare che i posti di comando degli enti e degli organismi per il controllo e lo sviluppo del comparto industriale siano affidati a uomini di partito, servono tecnici per risollevare i presidi ambientali, non gli stessi che da anni dormono al caldo mentre fuori la nostra terra viene condannata a morte.