Categorie: NewsPublished On: 7 Giugno, 2021

Marevivo – Campagna di sensibilizzazione “Piccoli gesti, grandi crimini 2021” evento 28 maggio

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Giugno 7, 2021

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Con una Legge dello Stato, (la Legge 221/2015 entrata in vigore nel 2016) fu stabilito definitivamente che “È vietato l’abbandono di mozziconi dei prodotti da fumo sul suolo, nelle acque e negli scarichi” e furono previste le relative sanzioni a carico dei trasgressori.

Come è evidente frequentando le spiagge, probabilmente questa è una delle leggi meno applicate in Italia.

Parallelamente, mentre aumenta la consapevolezza dell’opinione pubblica sui rischi per l’ambiente marino e, conseguentemente, per la salute umana legati allo smaltimento scorretto di sacchetti e cannucce di plastica, in pochi hanno coscienza che probabilmente tra i maggiori responsabili dell’inquinamento del mare ci sono i filtri di sigarette.

 È stato calcolato che ogni anno nel mondo vengono prodotti circa 5.500 miliardi di sigarette, 4.950 miliardi delle quali hanno il filtro, un “oggetto” non biodegradabile che richiede decenni per decomporsi.

I filtri per sigarette sono stati creati negli anni ’50 dall’industria del tabacco nel tentativo di rendere il fumo un’alternativa più “sana” alle sigarette senza filtro, ma secondo un rapporto del 2017 dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che faceva una panoramica sul tabacco ed i rischi ambientali ad esso connessi “le affermazioni che le sigarette col filtro fossero “più sane” erano fraudolente”. Sotto il profilo ambientale l’Oms evidenzia nel suo rapporto come gettare un mozzicone di sigaretta per terra sia ormai diventato una delle forme più accettate di smaltimento rifiuti, come dimostrano i circa 680 milioni di chili di rifiuti di tabacco abbandonati nell’ambiente ogni anno in tutto il mondo. Questi rifiuti contengono anche oltre 7.000 sostanze chimiche tossiche, tra cui noti cancerogeni umani, che si insinuano e si accumulano nell’ambiente.

Per quanto riguarda l’Italia, va ricordato che in applicazione della Direttiva Quadro per la Strategia Marina, nel nostro Paese si effettua dal 2015 un intenso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, compresi quelli spiaggiati.

Sono attività finanziate dal Ministero della Transizione Ecologica, che le coordina con il supporto di ISPRA, e svolte dalle 15 ARPA delle Regioni costiere, organizzate nelle tre sottoregioni marine italiane previste dalla Direttiva Strategia Marina (Mediterraneo Occidentale, Ionio/Mediterraneo Centrale, Adriatico). Le indagini sono svolte utilizzando sempre modalità operative comuni e condivise attraverso specifiche attività di formazione degli operatori.

Tra il 2015 e il 2017 sono state monitorate due volte l’anno, in primavera ed autunno, per la presenza di rifiuti 64 spiagge distribuite lungo tutte le coste italiane: sono stati contati e catalogati 243.027 oggetti.

Recentemente l’Unione Europea ha definito il valore soglia necessario per definire una spiaggia pulita: meno di 20 rifiuti marini ogni 100 metri lineari di costa. Un traguardo ambizioso, in particolare per i Paesi euro-mediterranei.

In Italia, ad esempio, lungo le coste si incontrano mediamente 415 rifiuti ogni 100 metri, con alcune differenze nelle tre sottoregioni (559 oggetti/100 m nel Mar Adriatico, 421 oggetti/100m oggetti/100 m nel Mediterraneo occidentale e 271 oggetti/100 m nel Mar Ionio e Mediterraneo centrale).

I dati del 2018 e 2019 confermano che la sottoregione Adriatica rimane quella con il valore mediano di rifiuti totali più alto, pari a 542 oggetti/100 m e 547 oggetti/100 m, rispettivamente. Anche il Mediterraneo occidentale presenta densità mediane simili, 476 oggetti/100 m nel 2018 e 525 oggetti/100 m nel 2019. Nella sottoregione Mar Ionio e Mediterraneo centrale le densità sono invece inferiori, 243 oggetti/100 m nel 2018, 229 oggetti/100 m nel 2019.

ISPRA, nell’edizione 2019 dell’Annuario dei Dati Ambientali per i rifiuti spiaggiati ha creato una categoria ad hoc di rifiuti spiaggiati, quelli legati al fumo (SMOKE) che includono le categorie accendini, pacchetti di sigarette o parti e mozziconi di sigaretta e filtri. Tra tutti i rifiuti spiaggiati, quelli legati al fumo presentano le densità mediane più elevate nelle sottoregioni Mediterraneo occidentale (15 oggetti/100 m nel 2018; 10 oggetti/100 m nel 2019) e Adriatico (11 oggetti/100 m nel 2018; 12 oggetti/100 m nel 2019), e quelli più bassi nello Ionio e Mediterraneo centrale (2 oggetti/100 m nel 2018; 4 oggetti/100 m nel 2019).

È stato accertato che i mozziconi delle sigarette ci mettono anche 5 anni prima di degradarsi, dal momento che il filtro delle sigarette è costituito da acetato di cellulosa, un materiale che si degrada molto lentamente e che dopo la combustione della sigaretta diventa un concentrato di sostanze tossiche.

Le ricerche ci dicono che il 65% di tutte le sigarette fumate al mondo (più di 100.000 al secondo!) non viene gettato via correttamente: le persone continuano a gettare mozziconi di sigarette sulle strade, nei parchi, nelle fogne e nei diversi altri luoghi nei loro territori. E da qui prima o poi arrivano al mare, inquinando le acque in cui facciamo il bagno e le spiagge dove prendiamo il sole.

In questo quadro le campagne educative rappresentano al momento l’unico strumento per arginare almeno in parte il problema.