Traffico illecito di rifiuti, nuovi arresti nella provincia di Frosinone
Un sistema regionale dei rifiuti sempre più al centro di scandali e arresti. Prendo atto che, anche oggi, come di consueto negli ultimi tempi, ci sono stati nuovi arresti che seguono alla già triste vicenda riguardante lo scambio di favori tra imprenditori e amministratori locali accaduta a Cervaro qualche giorno fa.
Una vicenda tutta legata al traffico di rifiuti illegale nella provincia di Frosinone, gli interpreti sono gli stessi imprenditori che già erano destinatari di assegnazione in concessione di servizi pubblici di smaltimento rifiuti urbani in diversi comuni ciociari, interpreti della rincorsa all’illecito per aumentare i profitti a scapito della salute pubblica e dello splendido ambiente che dovremmo tutelare.
Una storia comune di corruzione per gli amministratori che dal settore gestione rifiuti dovevano ricevere qualche tangente per arrotondare, ed è ancora più triste se si va a vedere che i comuni in cui si svolgevano i loschi affari a scapito dell’ambiente, sono tutti vicini alla valle del sacco, li dove il primato della devastazione ambientale da anni è sotto gli occhi di tutti e dove tutti ormai vorrebbero dimostrarsi attenti e consapevoli, dove lo stato agirà facendo valere il nuovo accordo di programma con spese milionarie a favore del risanamento.
Sembra illogico quindi, che proprio lí dove ormai tutti sono al corrente del problema ambientale invece ci siano ancora persone e amministratori attivi nel malaffare del rifiuto, impossibile che ancora li si stringessero accordi illeciti per lo smaltimento ed il trattamento di diversi rifiuti, patti segreti tesi a truffare i cittadini ripagati come elettori con una lenta morte per avvelenamento, un rituale, una pratica scellerata pianificata a tavolino.
C’è da dire che la ditta di smaltimento aveva richiesto l’ampliamento dei propri impianti da tempo, come a dire che nonostante l’ambiente fosse compromesso si fosse trovata la maniera di crescere lo stesso, che si potesse ancora speculare di più, sotto agli occhi di tutti, nonostante noi attivisti e tanti cittadini fossero ormai allertati e pronti alla rivolta contro l’ennesima scelta della politica regionale nella gestione delle concessioni agli impianti di rifiuti.
Senza mai averlo accettato in maniera succube avevamo assistito alla nascita di un impianto privo delle caratteristiche essenziali del caso, in una località che volevamo fosse più tutelata, visto che da secoli le colline del Cesanese erano rimaste pulite, rappresentando un indotto da poter incrementare ricorrendo alla tutela della zona vinicola per eccellenza della provincia frusinate. Avevamo fatto un nostro veleni tour proprio a Piglio, chiedendoci perché.
E proprio mentre si lotta per scongiurare l’ampliamento degli impianti, oggi, in tanti avranno pensato che gli arresti operati sono la conferma di quanto fin ora temuto, un dubbio atroce che ci girava in mente, abbiamo avuto conferma che il piano di raggirare le norme e di avvelenare l’ambiente esiste, non è una mera elucubrazione maliziosa di qualche disperato, ma pura realtà.
Quando si scoprono questi reati siamo tutti ad aver perso: lo Stato che pone norme troppo facilmente disattese, poi l’amministrazione regionale che rilascia concessioni per il ciclo dei rifiuti apparendo più vicina alla speculazione che alla tutela ambientale, perde quella provinciale e i comuni che si sono serviti di questi dirigenti di azienda arrestati, perché avremmo dovuto impedire che tutto ciò accadesse fin dall’inizio, sono anni infatti che le concessioni date e i servizi nel mondo dei rifiuti generano malaffare e non si può più tollerare che le cose vadano ancora avanti in questo modo.
Il ciclo dei rifiuti nel Lazio sembra un gorgo che non conosce ostacolo e tutto inghiotte, fino ad oggi si perdono i conti degli arresti compiuti, delle indagini in corso e dei reati ambientali che proliferano, ma dovremo lottare per far cessare il malaffare del rifiuto e inserire in questa materia nuovi orizzonti sostenibili da applicare all’indotto, fino a far cessare la ricerca del profitto a scapito dell’ambiente e della salute dei cittadini.